Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna sparsa di fabriche antiche, con tende ed allogiamenti militari preparati da Cleofide per l’esercito greco. Ponte su l’Idaspe. Campo numeroso di Alessandro disposto in ordinanza di là dal fiume, con elefanti, torri, carri coperti e macchine da guerra.
 
 PORO e GANDARTE
 
 PORO
 E passerà l'Idaspe
 l'abborrito rival senza contesa?
 GANDARTE
685No, mio re. Per tuo cenno
 già radunai gran parte
 de' tuoi sparsi guerrieri e presso al ponte,
 che unisce dell'Idaspe ambe le rive,
 cauto gli ascosi. In questo agguato avvolto
690troverassi Alessandro, appena giunto
 di qua dal fiume; ed il soccorso a lui
 dell'esercito greco il ponte angusto
 ritarderà.
 PORO
                     Benché da lui diviso
 l'esercito rimanga, avrà difesa.
695Sai pur che in ogni impresa
 lo precedono sempre
 gli argiraspidi suoi.
 GANDARTE
                                       Fra questi appunto
 seminò Timagene
 l'odio per lui. Gli avrem compagni; o almeno
700non ci saran nemici. E quando ancora
 gli fossero fedeli, il lor coraggio
 si perderà nell'improviso assalto.
 
 SCENA II
 
 ERISSENA e detti
 
 ERISSENA
 Poro, Gandarte, arriva
 Alessandro a momenti.
 PORO
705E Cleofide intanto
 che fa?
 ERISSENA
                 Corre a incontrarlo.
 PORO
                                                       Ingrata! Amico,
 vanne, vola e m'attendi
 al destinato loco.
 GANDARTE
 E tu pensi a costei? L'onor ti chiama
710a più degni cimenti.
 PORO
 Va' Gandarte; a momenti
 raggiungo i passi tuoi.
 GANDARTE
 (Oh amor sempre tiranno anche agli eroi!) (Parte)
 
 SCENA III
 
 PORO ed ERISSENA
 
 PORO
 Poro ove corri? E tanto
715debole adunque hai da mostrarti a lei? (Da sé)
 ERISSENA
 Germano, anch'io vorrei
 purché a te non dispiaccia, esser nel campo
 d'Alessandro all'arrivo.
 PORO
 Ah no, che questo incontro
720sarà di quel, che credi,
 men piacevole assai. Germana addio.
 A una real donzella
 andar così fra l'armi,
 come lice a un guerrier, non è permesso. (Parte)
 ERISSENA
725Misera servitù del nostro sesso! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Si ode sinfonia d’istromenti militari, nel tempo della quale passa il ponte una parte de’ soldati greci ed appresso a loro Alessandro con Timagene, poi sopragiunge Cleofide ad incontrarlo.
 
 CLEOFIDE, ALESSANDRO e TIMAGENE, indi GANDARTE
 
 CLEOFIDE
 Signor, l'India festiva
 esulta al tuo passaggio e lieta tanto
 non fu, cred'io, quando tornar si vide
 dall'ultimo Oriente
730trionfator del Gange in fra l'adorna
 di pampini frondosi allegra plebe
 su le tigri di Nisa il dio di Tebe.
 ALESSANDRO
 Siano accenti cortesi o sian veraci
 sensi del cor, di tua gentil favella
735mi compiaccio, o regina; e solo ho pena
 che fu all'India funesto il brando mio.
 CLEOFIDE
 Eh vadano in obblio
 le passate vicende. Ormai sicuro
 puoi riposar su le tue palme.
 ALESSANDRO
                                                       Ascolto (Si sente di dentro rumore d’armi)
740strepito d'armi!
 CLEOFIDE
                                O stelle!
 ALESSANDRO
 Timagene, che fu?
 TIMAGENE
                                     Poro si vede
 fra non pochi seguaci
 apparir minaccioso.
 CLEOFIDE
                                       (Ah troppo veri
 voi foste, o miei timori!)
 ALESSANDRO
                                                E ben, regina,
745io posso ormai sicuro
 su le palme posar?
 CLEOFIDE
                                     Se colpa mia,
 signor...
 ALESSANDRO
                  Di questa colpa
 si pentirà chi disperato e folle
 tante volte irritò gli sdegni miei. (Alessandro snuda la spada e seco Timagene e vanno verso il ponte)
 CLEOFIDE
750L'amato ben voi difendete, o dei! (Parte. Entrata Cleofide si vedono uscir con impeto gl’Indiani da’ lati della scena vicino al fiume; questi assalgono i Macedoni; Poro, Alessandro. Gandarte con pochi seguaci corre sul mezzo del ponte ad impedire il passo all’esercito greco. E intanto che siegue la zuffa nel piano, alcuni guastatori vanno diroccando il suddetto ponte. Disviati gli combattenti fra le scene, si vede vacillare e poi cadere parte del ponte. Quei macedoni, che combattevano su l’altra sponda, si ritirano intimoriti dalla caduta e Gandarte rimane con alcuni de’ suoi compagni in cima alle ruine)
 GANDARTE
 Seguitemi, o compagni. Unico scampo
 è quello ch'io v'addito. Ah secondate, (Getta la spada ed il cimiero nel fiume)
 pietosi numi, il mio coraggio. Illeso
 s'io resterò per lo cammino ignoto,
755tutti i miei giorni io vi consacro in voto. (Si getta dal ponte nel fiume)
 
 SCENA V
 
 PORO esce dalla parte sinistra della scena, senza spada seguito da CLEOFIDE
 
 CLEOFIDE
 Mio ben.   (Trattenendolo)
 PORO
                      Lasciami. (Si stacca da Cleofide)
 CLEOFIDE
                                          Oh dio!
 Sentimi, dove fuggi?
 PORO
                                         Io fuggo, ingrata,
 l'aspetto di mia sorte. Io fuggo l'ire
 dell'inferno e del ciel congiunti insieme
760contro un monarca oppresso;
 da te fuggo infedele e da me stesso.
 CLEOFIDE
 Lascia almen ch'io ti siegua.
 PORO
                                                      Io mi vedrei
 sempre d'intorno il mio maggior tormento.
 CLEOFIDE
 Dunque m'uccidi.
 PORO
                                    Ai fortunati Elisi
765tu giungeresti a disturbar la pace.
 Io non invidio tanto
 il riposo agli estinti.
 CLEOFIDE
                                       Ah per quei primi
 fortunati momenti in cui ti piacqui,
 per l'infelice e vero
770non creduto amor mio, dolce mia vita,
 non lasciarmi così.
 PORO
                                     Ti lascio alfine
 coll'amato Alessandro.
 CLEOFIDE
                                           E ancor non vedi
 che per punir l'eccesso
 della tua gelosia finsi incostanza?
 PORO
775Ti conosco abbastanza.
 CLEOFIDE
                                            Ecco a' tuoi piedi (S’inginnocchia)
 un'amante regina
 supplice, sconsolata e di frequenti
 lagrime sventurate aspersa il volto.
 PORO
 (Mi giunge a indebolir, se più l'ascolto).   (In atto di partire)
 CLEOFIDE
780Ingrato, non partir. Guardami. Io t'offro   (S’alza)
 spettacolo gradito agli occhi tuoi.
 Voi dell'Idaspe, voi
 onde di quel crudel meno insensate
                                                                    meco le mie sventure al mar portate. (Va per gettarsi nel fiume)
 PORO
 Cleofide, che fai? Fermati. Oh dei!   (Corre per arrestarla)
 CLEOFIDE
785Che vuoi? Perché m'arresti,
 adorato tiranno? È di mia sorte
 la pietà che ti muove? O ti compiaci
 di vedermi ogn'istante
 mille volte morir?
 PORO
                                    (Numi, che pena!)
 CLEOFIDE
790Parla.
 PORO
              Deh se tu m'ami,
 non dar prove sì grandi
 della tua fedeltà. Fingi incostanza,
 del geloso mio cor le furie irrita.
 Il perderti è tormento;
795ma il perderti fedele è tal martire,
 è pena tal che non si può soffrire.
 CLEOFIDE
 Io vi perdono, o stelle,
 tutto il vostro rigor. Compensa assai
 la sua pietade i miei sofferti affanni.
 PORO
800È questo, astri tiranni,
 il talamo sperato? È questo il frutto
 di tanto amor? Felicità sognate!
 Inutili speranze!
 CLEOFIDE
                                  Ancor, mio bene,
 noi siamo in libertà. Posso a dispetto
805dell'ingiusto destin darti una prova
 maggior d'ogni altra. In sacro nodo uniti
 oggi l'India ci vegga; e questo il punto
 de' tuoi dubbi gelosi ultimo sia.
 Porgimi la tua destra, ecco la mia.
 PORO
810Ah qual tempo, qual luogo,
 quali auspici funesti
 per invitarmi a tanto ben scegliesti!
 E celebrar dovrassi
 un real imeneo fra le ruine,
815fra le stragi, fra l'armi, in riva a un fiume,
 senz'ara, senza tempio e senza nume?
 CLEOFIDE
 All'azioni de' regi
 sempre assistono i numi. Ara che basta
 è un cor divoto e in questo clima o altrove
820ogni parte del mondo è tempio a Giove.
 Prendi della mia fede,
 prendi il pegno più grande.
 PORO
                                                     In tal momento
 la mia sorte infelice io non rammento.
 A DUE
 
    Sommi dei, se giusti siete,
825proteggete il bel desio
 d'un amor così pudico.
 Proteggete...
 
 CLEOFIDE
                          Ah, ben mio, giunge il nemico.
 PORO
 Vieni. Quest'altra via
 involarci potrà... Ma quindi ancora
830giunge stuol numeroso. Agl'infelici
 son pur brevi i contenti!
 CLEOFIDE
                                               Io non saprei
 figurarmi uno scampo; a tergo il fiume,
 Alessandro ci arresta
 in quella parte e Timagene in questa.
835Eccoci prigionieri.
 PORO
                                     Oh dio! Vedrassi
 la consorte di Poro
 preda de' Greci? Agl'impudici sguardi
 misero oggetto? All'insolenti squadre
 scherno servil? Chi sa qual nuovo amore,
840qual talamo novello... Ah ch'io mi sento
 dall'insano furor di gelosia
 tutta l'alma avvampar.
 CLEOFIDE
                                            Sposo, un momento
 ci resta ancor di libertà. Risolvi.
 Un consiglio, un aiuto.
 PORO
                                            Eccolo. È questo (Impugna uno stile)
845barbaro sì ma necessario, è degno
 del tuo core e del mio. Mori e m'attenda
 l'ombra tua degli Elisi in su la soglia
 senza il rossor della macchiata spoglia.
 CLEOFIDE
 Come!
 PORO
                Sì, mori; oh dio! (Vuol ferirla e si ferma)
850Qual gelo! Qual timor! Vacilla il piede,
 palpita il core e fugge
 dall'ufficio crudel la man pietosa.
 Ah Cleofide, ah sposa,
 ah dell'anima mia parte più cara,
855qual momento è mai questo! E chi potrebbe
 non avvilirsi e trattenere il pianto?
 Cara, la mia virtù non giunge a tanto.
 CLEOFIDE
 O tenerezze! O pene!
 PORO
                                         Ecco i nemici. (Guardando dentro la scena)
 Perdona i miei furori,
860adorato ben mio, perdona e mori. (In atto di ferirla)
 
 SCENA VI
 
 ALESSANDRO che uscendo alle spalle di PORO lo trattiene e lo disarma. Soldati greci e detti
 
 ALESSANDRO
 Crudel t'arresta.
 CLEOFIDE
                                 (Aita, o stelle!)
 ALESSANDRO
                                                              E donde
 tanto ardimento e tanta
 temerità? (A Poro)
 PORO
                       Dal mio valor, dal mio
 carattere sublime.
 CLEOFIDE
865(Oh dio, si scopre)
 PORO
                                     Io sono...
 CLEOFIDE
                                                        Egli  è di Poro (Va nel mezzo)
 Fedele esecutor. Di Poro è cenno
 la morte mia.
 ALESSANDRO
                            Ma non doveva Asbite
 eseguir tal comando.
 PORO
                                         Or più non sono
 quell'Asbite che credi.
 CLEOFIDE
                                           Egli sostiene
870le veci del suo re, perciò si scorda   (Ad Alessandro)
 d'esser Asbite. Eh rammentar dovresti   (A Poro)
 che suddito nascesti, e che non basta
 un comando real, perché in obblio
 tu ponga il grado tuo. (Taci, ben mio).   (Piano a Poro)
 PORO
875No, più tempo, o regina,
 di ritegni non è. Sappi, Alessandro,
 che nulla mi sgomenta il tuo potere.
 Sappi...
 
 SCENA VII
 
 TIMAGENE e detti
 
 TIMAGENE
                  Le greche schiere,
 signor, vieni a sedar. Chiede ciascuno
880di Cleofide il sangue. Ognun la crede
 rea dell'insidia.
 PORO
                                Ella è innocente. Ignota
 le fu la trama. Il primo autor son io;
 tutto l'onor del gran disegno è mio.
 CLEOFIDE
 (Aimè!)
 ALESSANDRO
                   Barbaro, e credi
885pregio l'infedeltà?
 CLEOFIDE
                                    Signor, s'io mai...
 ALESSANDRO
 Abbastanza palese
 per l'insulto d'Asbite
 è l'innocenza tua; per me, regina,
 sarà nota alle schiere. Io passo al campo,
890intanto, o Timagene,
 tu di congiunte navi
 altro ponte rinnova; occupa i siti
 della città più forti; entro la reggia
 sia da qualunque insulto
895Cleofide difesa; e questo altero
 custodito rimanga e prigioniero.
 PORO
 Io prigionier!
 CLEOFIDE
                            Deh lascia
 Asbite in libertà. Sua colpa alfine
 è l'esser fido a Poro. Un tal delitto
900non merita il tuo sdegno.
 ALESSANDRO
 Di sì bella pietà si rese indegno. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 CLEOFIDE, PORO e TIMAGENE con guardie
 
 TIMAGENE
 Macedoni, alla reggia
 Cleofide si scorga; e intanto Asbite
 meco rimanga.
 CLEOFIDE
                               (In libertà potessi,
905senza scoprirlo, almen dargli un addio).
 PORO
 (Potessi all'idol mio
 libero favellar).
 CLEOFIDE
                               De' casi miei
 Timagene hai pietà?
 TIMAGENE
                                         Più che non credi.
 CLEOFIDE
 Ah se Poro mai vedi,
910digli dunque per me che non si scordi
 alle sventure in faccia
 la costanza d'un re; ma soffra e taccia.
 
    Digli ch'io son fedele,
 digli ch'è il mio tesoro,
915che m'ami, ch'io l'adoro,
 che non disperi ancor.
 
    Digli che la mia stella
 spero placar col pianto,
 che lo consoli intanto
920l'immagine di quella
 che vive nel suo cor. (Parte con le guardie)
 
 SCENA IX
 
 PORO e TIMAGENE
 
 PORO
 (Tenerezze ingegnose!)
 TIMAGENE
                                             Amico Asbite,
 siam pur soli una volta.
 PORO
                                             E con qual fronte
 mi chiami amico? Al mio signor prometti
925sedur parte de' Greci e poi l'inganni.
 TIMAGENE
 Non l'ingannai. Sedotti
 gli argiraspidi avea. Ma non so dirti
 se a caso, se avvertito,
 se protetto dal ciel, gli ordini usati
930cangiò al campo Alessandro; onde rimase
 ultima quella schiera
 che doveva al passaggio esser primiera.
 PORO
 Chi può di te fidarsi?
 TIMAGENE
                                          Io mille prove
 ti darò d'amistà. Va', la mia cura
935priggionier non t'arresta,
 libero sei; la prima prova è questa.
 PORO
 Ma come ad Alessandro
 discolperai...
 TIMAGENE
                           Questo è mio peso. A lui
 una fuga, una morte
940finger saprò. Frattanto
 sollecito, e nascosto
 tu ricerca di Poro e reca a lui (Cava un foglio)
 questo mio foglio. Un messaggier più fido
 non so trovar di te. Digli che in qesto
945vedrà le mie discolpe,
 vedrà le sue speranze... (Gli dà il foglio e parte)
 PORO
                                              Amico addio.
 Da' legami disciolto
 l'impeto già de' miei furori ascolto.
 
    Destrier, che all'armi usato
950fuggì dal chiuso albergo,
 scorre la selva, il prato,
 agita il crin sul tergo
 e fa co' suoi nitriti
 le valli risuonar.
 
955   Ed ogni suon che ascolta
 crede che sia la voce
 del cavalier feroce
 che l'anima a pugnar. (Parte)
 
 SCENA X
 
 Gabinetti nella reggia di Cleofide.
 
 CLEOFIDE e GANDARTE
 
 GANDARTE
 E tentò di svenarti? E a questo eccesso
960del geloso mio re giunse il furore?
 CLEOFIDE
 Fu trasporto d'amor.
 GANDARTE
                                         Barbaro amore.
 CLEOFIDE
 Ma giacché il ciel pietoso
 dall'onde ti salvò, perché qui vieni
 nuovi perigli ad incontrar? Tu vedi
965qual'armi, quai custodi
 circondan questa reggia.
 GANDARTE
                                               E in altra parte
 neghittoso restar dovrà Gandarte?
 CLEOFIDE
 E se intanto Alessandro
 aggrava anche il tuo piè de' lacci suoi,
970chi più rimane in libertà per noi?
 Ei vien. Parti.
 GANDARTE
                             Non sia
 mai ver ch'io t'abbandoni.
 CLEOFIDE
                                                   Ah, dal suo ciglio
 celati per pietà.
 GANDARTE
                                Numi, consiglio. (Si nasconde)
 
 SCENA XI
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti, o regina,
975tentai frenar, ma invano,
 d'un campo vincitor l'impeto insano.
 Non intende, non ode,
 non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 CLEOFIDE
980Abbialo pur. Dell'innocenza oppressa
 né l'esempio primiero
 né l'ultimo sarò. Vittima io vado
 volontaria ad offrirmi. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                             Eh no, t'arresta.
 Non soffrirò che sia
985oppressa in faccia mia
 Cleofide così. Mi resta ancora
 una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
 una parte di me. Sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
990Io sposa d'Alessandro?
 Che ascolto mai!
 ALESSANDRO
                                 Di questa, agli occhi altrui
 forse dubbia, pietà la gloria mia
 si risente gelosa e basta appena,
 regina, il tuo periglio,
995perché ceda il mio core a tal consiglio.
 CLEOFIDE
 (Che dirò!)
 ALESSANDRO
                        Non rispondi?
 CLEOFIDE
                                                     È grande il dono;
 ma il mio destin... la tua grandezza... Ah cerca
 un riparo migliore.
 ALESSANDRO
                                      E qual riparo,
 quando il campo ribelle
1000una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Scoprendosi ad Alessandro)
 CLEOFIDE
                                                       O stelle!
 ALESSANDRO
 Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
                                           Come fra questi
 custoditi soggiorni
 giungesti a penetrar?
 GANDARTE
                                          Per via nascosa
 che 'l passaggio assicura
1005dalle sponde del fiume a queste mura.
 ALESSANDRO
 E ben che vuoi? Domandi
 pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno
1010fra tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
 mal concepito, mal inteso e forse
 crudelmente eseguito? È a me palese
 l'inumana richiesta
 del campo tuo, che lei vuol morta, e vengo
1015ad offrirmi per lei. Porto all'insana
 greca barbarie un regio capo in dono.
 Io la vittima sono,
 se il reo si chiede. Io meditai gl'inganni:
 in me punir dovete
1020l'insidie, i tradimenti.
 Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
 (O coraggio, o fortezza!)
 CLEOFIDE
 (O fede che innamora!)
 GANDARTE
 (Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
1025(E fia ver che mi vinca
 un barbaro in virtù!
 GANDARTE
                                        Che fai? Che pensi?
 Per disciogliere Asbite,
 per la vita di lei bastar ti deve
 ch'offra un monarca alle ferite il petto.
 ALESSANDRO
1030No, Poro, queste offerte io non accetto.
 Voglio...
 GANDARTE
                  Vuoi tutti estinti e ti compiaci
 che manchi ogni nemico...
 ALESSANDRO
                                                  Ascolta e taci.
 Teco libero Asbite
 ritorni, o Poro; e quell'istessa via,
1035che fra noi ti condusse,
 allo sdegno de' Greci anche t'involi.
 GANDARTE
 Ma qui frattanto infra i perigli avvolta
 Cleofide dovrà...
 ALESSANDRO
                                 Ma tutto ascolta.
 Cleofide è mia preda,
1040ritenerla dovrei. Potrei salvarla,
 senza renderla a te. Ma quando vieni
 ad offrirti in sua vece,
 la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo,
1045onde a te (non so dirlo) a te la rendo.
 CLEOFIDE
 O clemenza!
 GANDARTE
                          O pietà!
 ALESSANDRO
                                            D'Asbite io volo
 a disciogliere i lacci. Andate amici,
 e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    S'è ver che t'accendi (A Gandarte)
1050di nobili ardori,
 conserva, difendi
 la bella che adori
 e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
1055   Di qualche mercede
 se indegno non sono,
 la man che lo diede
 rispetta nel dono.
 Non altro ti chiede
1060il tuo vincitor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 CLEOFIDE, GANDARTE, poi ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Chi sperava, o Gandarte,
 tanta felicità fra tanti affanni!
 Quanto dobbiamo a' tuoi felici inganni!
 GANDARTE
 Di vassallo e d'amico
1065ho compiuto il dover. Pensiamo intanto
 quale asilo alla fuga
 sarà miglior.
 CLEOFIDE
                           L'arbitrio della scelta
 rimanga a Poro. E ancor non viene! O quanto
 l'attenderlo è penoso! Eccolo, io sento...
1070Ma no, giunge Erissena.
 GANDARTE
                                               O come asperso
 ha di lagrime il volto!
 CLEOFIDE
                                          Eh non è tempo (Ad Erissena che sopraggiunge)
 di pianto, o principessa. È stanco alfine
 di tormentarne il ciel. Con noi respira,
 consolati con noi. Libero è il varco
1075al nostro scampo e libera mi rende
 al mio sposo Alessandro: andremo altrove
 a respirar con Poro aure felici.
 ERISSENA
 Ah, che Poro morì.
 CLEOFIDE
                                     Come!
 GANDARTE
                                                    Che dici!
 CLEOFIDE
 M'ha tradita Alessandro.
 ERISSENA
                                                Ei di se stesso
1080fu l'uccisor.
 CLEOFIDE
                        Quando? Perché? Finisci
 di trafiggermi il cor.
 ERISSENA
                                        Sai che rimase
 creduto Asbite a Timagene in cura.
 CLEOFIDE
 E ben?
 ERISSENA
                 Cinto da' Greci
 lungo il fiume, alle tende
1085andava prigionier, quando si mosse
 con impeto improviso ed i sorpresi
 improvidi custodi urtò, divise;
 fra lor la via s'aperse,
 si lanciò nell'Idaspe e si sommerse.
 GANDARTE
1090Privo di te, servo de' Greci, in odio (A Cleofide)
 ebbe Poro la vita.
 CLEOFIDE
                                   I suoi furori
 mi predicean qualche funesto eccesso.
 GANDARTE
 Ma donde il sai? (Ad Erissena)
 ERISSENA
                                  Da Timagene istesso.
 CLEOFIDE
 Che mi giovò su l'are
1095tante vittime offrirvi, ingiusti dei?
 Se voi de' mali miei
 siete cagione, all'ingiustizia vostra
 non son dovute; e se governa il caso
 tutti gli umani eventi,
1100vi usurpate il timor, numi impotenti.
 GANDARTE
 Ah che dici, o regina! Un mal privato
 spesso è publico bene;
 e v'è sempre ragione in ciò che avviene.
 Fuggi, torna in te stessa,
1105pensa a salvarti.
 CLEOFIDE
                                 A che fuggir? Qual danno
 mi resta da temer? Lo sposo, il regno
 misera già perdei; si perda ancora
 la vita che m'avanza.
 Dov'è più di periglio, ho più speranza.
 
1110  Se il ciel mi divide
 dal caro mio sposo,
 perché non m'uccide
 pietoso il martir?
 
    Divisa un momento
1115dal dolce tesoro,
 non vivo, non moro;
 ma provo il tormento
 d'un viver penoso,
 d'un lungo morir. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ERISSENA e GANDARTE
 
 GANDARTE
1120Adorata Erissena,
 fra perdite sì grandi, ah non si conti
 la perdita di te. Fuggiam da questa
 in più sicura parte.
 Tuo sposo e difensor sarà Gandarte.
 ERISSENA
1125Vanne solo. Io sarei
 d'impaccio al tuo fuggir. La mia salvezza
 necessaria non è. La tua potrebbe
 esser utile all'India; anzi tu devi
 a favor degli oppressi usar la spada.
 GANDARTE
1130E dove senza te speri ch'io vada?
 
    Se viver non poss'io
 lungi da te, mio bene,
 lasciami almen, ben mio,
 morir vicino a te.
 
1135   Che, se partissi ancora,
 l'alma faria ritorno;
 e non so dirti allora
 quel che farebbe il piè. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 ERISSENA
 
 ERISSENA
 E pur chi 'l crederia! Fra tanti affanni
1140non so dolermi; e mi figuro un bene,
 quando costretta a disperar mi vedo.
 Ah sì, dolce speranza, ah sì ti credo.
 Tu d'Alessandro... Oh Dio! Che mai pretendi
 folle Erissena! A troppo eccelso oggetto
1145sollevi i tuoi pensieri. E pur potrebbe...
 non sono alfine... ah no! La fiamma estingui
 di sì splendide faci:
 e se a tanto non giungi; ardi, ma taci.
 
    Fra tutte le pene
1150v'è pena maggiore?
 sono presso al mio bene,
 sospiro d'amore,
 e dirgli non oso:
 «Sospiro per te».
 
1155   Mi manca il valore
 per tanto soffrire
 mi manca l'ardire
 per chieder mercé. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo